L’arte esce dai canali consolidati (musei,
fiere) per riappropriarsi degli scheletri del passato. E in quest’ottica, fa
rivivere e unisce vecchio e nuovo.
In Italia esistono moltissimo spazi, programmi
e progetti innovativi, sparsi un po’ ovunque che si sono rivelati illuminanti e
sicuramente originali per il modo in cui promuovono esperienze di arte
contemporanea.
A Genova, a marzo 2007 prende vita e forma
Container Art, un’iniziativa di promozione artistica contemporanea all’interno
di un container e contenente opere di artisti nazionali e stranieri.
Questo format artistico si è spostato poi in
altre città d’Italia e del mondo (Milano, Roma, Torino, Varese, New York,
Bergamo, Venezia, Vancouver e altre) offrendosi come proposta artistica
posizionata negli spazi pubblici come giardini, piazze e vie delle città.
Con lo stesso spirito è stato promosso
MuseoLabirinto. Box Up Self Storage, basato sull’installazione di contenitori,
box, celle, in una specie di labirinto cittadino composto di immagini, che
proponeva un nuovo concetto di museo all’interno di una scatola.
La rivoluzione apportata da questi container
non riguarda solamente l’originalità del luogo di esposizione, ma la centralità
che acquista gratuitamente il visitatore o il semplice passante: egli viene
messo al centro dell’attenzione in un maniera del tutto involontaria,
inghiottito nel vulcano attivo del mondo dell’arte.
Nello stesso anno a Venezia (Cannaregio 96/F,
Fondamenta Priuli dei Cavalletti) alcuni giovani artisti (Mario Ciaramitaro,
Riccardo Giacconi, Giulia Marzin, Daniele Zoico) hanno messo a disposizione il
loro appartamento per creare una specie di casa-museo, spazio espositivo a metà
tra sala espositiva e ambiente domestico nel quale sentirsi come a casa.
La città di Milano ha offerto ai suoi
cittadini il Laboratorio creativo sullo Spazio Pubblico, un progetto chiamato
Milano Oltre (con lo scopo di riqualificare e riordinare aree inutilizzate e
ricreare una porzione vivibile nel caos quotidiano) e Art Around, immagini per
lo spazio pubblico, il quale ha impegnato otto giovani artisti nella
realizzazione di opere nella città, seminari e incontri sull’arte.
Firenze, dal canto suo, si è ringiovanita
recuperando una parte di una stazione della prima metà dell’Ottocento, Stazione
Leopolda, proponendola come centro di attività, di eventi e di spettacoli
culturali e ha riqualificato poi il complesso delle Murate, creando il SUC
(laboratorio della cultura contemporanea alle Murate) per incentivare il
dibattito sul contemporaneo.
Bologna ha rilanciato l’attività creativa nel
2010 grazie a Incredibol con lo scopo di attivare delle relazioni tra
territorio e creatività e di recente ha organizzato l’evento Open Studios (9
ottobre 2011) grazie al quale, in determinati orari, si potevano visitare gli
atelier di oltre sessanta artisti bolognesi contemporanei.
Torino, città per eccellenza per lo stimolo
restituito alla collettività nel settore del contemporaneo ha sempre a
disposizione numerosi assi nella manica. Artissima Lido è un evento clou in
quest’ottica.
Dal 2011 ha preso vita anche The Others una
vetrina aperta sull’osservazione e sulla scoperta di giovani talenti, di
gallerie e spazi alternativi dedicati alle ricerche espressive sul
contemporaneo e lontani dai circuiti istituzionali.
In questo corollario di esperienze, meritano
un’attenzione particolare alcune sollecitazioni artistiche diverse.
I Park Art ne è un esempio: si occupa
temporaneamente una parte di un parcheggio pubblico e si
"parcheggiano" delle opere d’arte.
Il gesto di impadronirsi di un luogo destinato
ad altro (alcuni metri di asfalto per le auto in sosta) dimostra come l’arte
possa uscire e stabilirsi ovunque, senza aver bisogno di bianche pareti.
Altro caso. A Viterbo è stato organizzato il
workshop La Ville Ouverte (in collaborazione con la Biennale dei giovani
artisti d’Europa e del Mediterraneo, BJCEM e il MACRO, Museo d'Arte
Contemporanea di Roma), durante il quale alcuni esperti del settore artistico
sono stati comodamente seduti su poltrone stanziate in mezzo ad un ambiente
pubblico (una piazza, una via, un giardino) e si sono confrontati tra loro con
discussioni relativi al rapporto tra spazio-arte-pubblico. Chiunque si trovasse
a passare casualmente da quelle parti, aveva l’opportunità di diventare
protagonista della discussione partecipando attivamente.
Irene Brunello
Irene Brunello
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