sabato 29 settembre 2012

Uno sguardo d'insieme




L’arte esce dai canali consolidati (musei, fiere) per riappropriarsi degli scheletri del passato. E in quest’ottica, fa rivivere e unisce vecchio e nuovo.
In Italia esistono moltissimo spazi, programmi e progetti innovativi, sparsi un po’ ovunque che si sono rivelati illuminanti e sicuramente originali per il modo in cui promuovono esperienze di arte contemporanea.
A Genova, a marzo 2007 prende vita e forma Container Art, un’iniziativa di promozione artistica contemporanea all’interno di un container e contenente opere di artisti nazionali e stranieri. 
Questo format artistico si è spostato poi in altre città d’Italia e del mondo (Milano, Roma, Torino, Varese, New York, Bergamo, Venezia, Vancouver e altre) offrendosi come proposta artistica posizionata negli spazi pubblici come giardini, piazze e vie delle città.
Con lo stesso spirito è stato promosso MuseoLabirinto. Box Up Self Storage, basato sull’installazione di contenitori, box, celle, in una specie di labirinto cittadino composto di immagini, che proponeva un nuovo concetto di museo all’interno di una scatola.
La rivoluzione apportata da questi container non riguarda solamente l’originalità del luogo di esposizione, ma la centralità che acquista gratuitamente il visitatore o il semplice passante: egli viene messo al centro dell’attenzione in un maniera del tutto involontaria, inghiottito nel vulcano attivo del mondo dell’arte.
Nello stesso anno a Venezia (Cannaregio 96/F, Fondamenta Priuli dei Cavalletti) alcuni giovani artisti (Mario Ciaramitaro, Riccardo Giacconi, Giulia Marzin, Daniele Zoico) hanno messo a disposizione il loro appartamento per creare una specie di casa-museo, spazio espositivo a metà tra sala espositiva e ambiente domestico nel quale sentirsi come a casa.
La città di Milano ha offerto ai suoi cittadini il Laboratorio creativo sullo Spazio Pubblico, un progetto chiamato Milano Oltre (con lo scopo di riqualificare e riordinare aree inutilizzate e ricreare una porzione vivibile nel caos quotidiano) e Art Around, immagini per lo spazio pubblico, il quale ha impegnato otto giovani artisti nella realizzazione di opere nella città, seminari e incontri sull’arte.
Firenze, dal canto suo, si è ringiovanita recuperando una parte di una stazione della prima metà dell’Ottocento, Stazione Leopolda, proponendola come centro di attività, di eventi e di spettacoli culturali e ha riqualificato poi il complesso delle Murate, creando il SUC (laboratorio della cultura contemporanea alle Murate) per incentivare il dibattito sul contemporaneo.
Bologna ha rilanciato l’attività creativa nel 2010 grazie a Incredibol con lo scopo di attivare delle relazioni tra territorio e creatività e di recente ha organizzato l’evento Open Studios (9 ottobre 2011) grazie al quale, in determinati orari, si potevano visitare gli atelier di oltre sessanta artisti bolognesi contemporanei.
Torino, città per eccellenza per lo stimolo restituito alla collettività nel settore del contemporaneo ha sempre a disposizione numerosi assi nella manica. Artissima Lido è un evento clou in quest’ottica.
Dal 2011 ha preso vita anche The Others una vetrina aperta sull’osservazione e sulla scoperta di giovani talenti, di gallerie e spazi alternativi dedicati alle ricerche espressive sul contemporaneo e lontani dai circuiti istituzionali.
In questo corollario di esperienze, meritano un’attenzione particolare alcune sollecitazioni artistiche diverse.
I Park Art ne è un esempio: si occupa temporaneamente una parte di un parcheggio pubblico e si "parcheggiano" delle opere d’arte.
Il gesto di impadronirsi di un luogo destinato ad altro (alcuni metri di asfalto per le auto in sosta) dimostra come l’arte possa uscire e stabilirsi ovunque, senza aver bisogno di bianche pareti.
Altro caso. A Viterbo è stato organizzato il workshop La Ville Ouverte (in collaborazione con la Biennale dei giovani artisti d’Europa e del Mediterraneo, BJCEM e il MACRO, Museo d'Arte Contemporanea di Roma), durante il quale alcuni esperti del settore artistico sono stati comodamente seduti su poltrone stanziate in mezzo ad un ambiente pubblico (una piazza, una via, un giardino) e si sono confrontati tra loro con discussioni relativi al rapporto tra spazio-arte-pubblico. Chiunque si trovasse a passare casualmente da quelle parti, aveva l’opportunità di diventare protagonista della discussione partecipando attivamente. 

Irene Brunello

martedì 25 settembre 2012

Alba verso Zenit Maggio 2013

Elena Cecchinato
 
 
 
Io
Mentre il tordo canta,
notte e giorno,
Sono con la mia bella
sotto i fiori,
fino a quando la nostra sentinella dalla
torre grida: "Amanti, alzatevi!
ché io vedo chiaramente l'alba e il
giorno ".

(anonimo)

mercoledì 29 agosto 2012


LA TORRE CARRARESE

Alba vs Zenit è la mostra-evento che si terrà all’interno della Torre carrarese (ma non solo!).
La torre, simbolo della comunità piovese, ha una lunga ed intensa storia… tutta da scoprire!

La fortificazione di Piove di Sacco ebbe inizio per opera del Vescovo, Conte di Piove di Sacco, Gauslino nella seconda metà del X secolo. Il sistema difensivo ideato sfruttava a ricchezza d’acqua della zona: era costituito da un doppio vallo solcato dalle acque del Fiumicello e probabilmente arricchito da torresini. La struttura venne edificata intorno al 964 per fronteggiare i pericolosi attacchi degli Ungari: Gauslino ottenne infatti di poter costruire “castelli con torri e difese in qualsiasi parte”, spostando l’attenzione da Corte all’attuale centro di Piove che probabilmente conservava ancora evidenti tracce del sistema difensivo romano. La cinta fu rinforzata da Ansedisio, vicario imperiale e podestà di Padova dal 1250 al 1256, ma l’intervento più rilevante fu quello effettuato da Francesco da Carrara che rese più profonde le fosse e più alti i terrapieni e fece costruire le quattro torri (due delle quali nel 1359, le altre poco più tardi).
Tre furono poste a triangolo a difesa delle porte d’accesso alla città: la Torre Rossi fiancheggiava la porta Santa Giustina verso Pontelongo, la Torre Panico la porta San Nicolò verso Venezia e la Torre Carrarese la porta San Martino verso Padova (situata dove si trova oggi la stazione degli autobus), la quarta fungeva invece da mastio in quanto situata quasi nel centro del quadrilatero (ora il centro della piazza) del Castello carrarese. Di tutto questo complesso difensivo rimane oggi solo qualche traccia del doppio vallo peraltro ridotto a fossato. Le torri sono state demolite – per prima la Torre Rossi – a partire dal 1820 per recuperare materiale per la costruzione del Palazzo Jappelli, sede municipale (in realtà la maggior parte dei resti fu utilizzato per la pavimentazione delle strade a seguito di una disastrosa inondazione). Seguì poi la distruzione della Torre Panico ed infine nel 1890 venne abbattuta anche la Torre carrarese che cedette così il suo nome a quest’unica superstite.
Il torrione è in mattoni e poggia su un alto zoccolo di pietra, è tozzo, a larga pianta quadrata e termina con la cella campanaria raggiungendo un’altezza complessiva di 31 metri. Scarseggiano sia aperture sia orpelli decorativi: questa peculiarità rimarca il suo aspetto severo tipico delle costruzioni difensive. È presente solo una serie di arcatelle cieche trilobate, interrotta dalla sporgenza delle lesene. Tre bassorilievi in pietra, solo vagamente riconoscibili, sono sul lato rivolto verso piazza Incoronata alla base del castelletto di campane: rappresentano San Martino che dona il mantello al povero (stemma della Comunità Piovese), il Leone di San Marco (noto simbolo della Serenissima che dominò queste terre dal 1405 al 1797) ed uno scudo attraversato in diagonale da una sega con rami e bacche d’alloro, sormontato dal corno ducale (arma di Tagliapietra, podestà di Piove dal 1513).
Una curiosità di questa torre è la cella campanaria: alta 6 metri, si posa sulla copertura occupandone un quarto della superficie. È stata costruita intorno all’anno 1415 dalla Serenissima con l’intento di trasformare il mastio, che aveva ormai perso la sua funzione difensiva, in un campanile per la chiesa parrocchiale di San Martino.
L’orologio doveva essere giornalmente regolato in riferimento alla meridiana che, ora appena identificabile, si trova alla base del castelletto campanario. A seguito dei continui disagi, si decise, nel 1906, di cambiare il meccanismo e nel 1907 si procedette al rinnovo che comportò un restauro delle murature e della decorazione del quadrante. Questo ingranaggio sebbene sia tuttora conservato e funzionante è stato affiancato, nel 1987-88, da congegni elettrici che garantiscono il regolare funzionamento. Sopra l’orologio si trovano altri tre stemmi. I primi due hanno come soggetto ancora il Santo Patrono a cavallo ed il leone veneziano, mentre il terzo è costituito da tre melagrane, originariamente simbolo di Michele Battaglia (patrizio veneziano a capo della podestaria piovese dal 1546) e in seguito assunto dai Francesi come emblema della città, allusione alla fertilità della terra. Infine scendendo con lo sguardo verso il basso sono collocati due bassorilievi con San Martino ed il leone alato, stemma della Serenissima.
L’accesso alla torre avviene dalla Piazzetta dei Penitenti attraverso una porticina trilobata in stile tardogotico. Per raggiungere la sommità della torre si devono salite 98 gradini. In epoca più recente, alla torre furono addossate due casette, la prima fu adibita a fiaschetteria e fu demolita nel 1966, la seconda è invece utilizzata tutt’oggi come punto di ristoro.
Sebbene soggetta a svariate funzioni dettate da esigenze particolari (fortezza difensiva, campanile, acquedotto, rifugio durante i bombardamenti) la torre rimane nei secolo l’emblema della Comunità piovese ed a questo edificio sono legati i ricordi di varie fasi storiche del paese.


Elisa Spinello
Tratto da Guariento e Piove di Sacco. Tracce e immagini, A&P Editrice, 2011

mercoledì 25 luglio 2012

L'artista


Elena Cecchinato, giovane piovese trapiantata in Inghilterra, nasce a Venezia nel 1974. È  un’artista poliedrica che mette in luce sia la sua identità locale sia la consapevolezza di appartenere ad un contesto multietnico e di respiro internazionale. Dopo aver conseguito un master in Storia dell’Arte Africana e Orientale alla School of Oriental and African Studies a Londra, intraprende un percorso di studi anche sulla pittura cinese e Coreana alla Koryo University a Seul.
Elena ha alle spalle numerosi successi che si sono stratificati negli anni in varie situazioni. Diverse tecniche utilizzate, diversi materiali e differenti temi, che vanno dalla creazione, al divenire, alla condizione dell’essere umano nel cosmo.
Da anni vive tra Venezia e Londra, realizzando installazioni scultoree, creazioni sonore, strutture di ceramica, dipinti, pavimentazioni, fotografie da cui trapelano urgenze e sentimenti interiori. Il tutto è caratterizzato da forme e grafia, un incontro tra parola e disegno dove il confine diventa labile e tutto è mezzo di comunicazione. Un linguaggio che si fa codice per rendere visibile ciò che in realtà non lo è.
Con la futura mostra “Alba verso Zenit”, in programma a Piove di Sacco dall’11 maggio al 18 agosto 2013, le idee alla base di questi lavori saranno sviscerate per scoprire fino a dove le radici affondano nel territorio padovano. Sarà un’esposizione in cui le sue opere più significative potranno essere messe a confronto con altre opere famose, di carattere profano o religioso, di altre menti del passato che nel suo territorio hanno vissuto o sono transitate. Il risultato? Un parallelismo interessante quanto vertiginoso, uno sguardo al passato e uno al presente, per capire meglio qual è la direzione che l’arte sta prendendo verso il futuro. Per comprendere come nel contemporaneo solo l’apparenza è complicata, ma la sostanza è reiterazione e rielaborazione di sentimenti imperituri, che già in secoli successivi erano emersi, seppur in altre forme.


Elisa Spinello

mercoledì 9 maggio 2012


Sentinellatorre: una serie di lettere con duplice lettura. L’interpretazione viene lasciata al lettore e comporta in ogni caso una spiegazione della mission di questo nuovo progetto.
Il contenitore è la torre carrarese di Piove di Sacco: all’interno (ma, infrangendo le regole della tridimensionalità, anche all’esterno) avrà luogo un mostra d’arte che durerà tutta l’estate del 2013. Un progetto esclusivo nato dall’iniziativa dell’artista Elena Cecchinato che si confronterà con una rassegna di opere tradizionali, appartenenti al passato, per poter comprendere la direzione dell’arte nel XXI secolo, in equilibrio tra reiterazione e sperimentazione. Un abbraccio largo quanto tutta la storia dell’arte. Ad accompagnare questa mostra, in equilibrio tra contemporaneo e passato, tantissimi eventi, conferenze, dibattiti, workshop, iniziative, performances.
Senti nella torre….o sentinella torre?
Storicamente il mastio era presidiato da sentinelle. Ecco che il titolo racchiude un richiamo storico e, al tempo stesso, una metafora. La sentinella, per antonomasia, è persona vigile, che sta all’erta e che non abbassa mai la guardia. Questo lo scopo del progetto: sviluppare ricettori per stimoli artistici, dar vita a fucine di creatività, attivare laboratori interdisciplinari. L’arte al centro dell’attenzione, in tutta la sua multi-dimensionalità di forme espressive: disegno, letteratura, danza, teatro, musica, video, design, architettura.
La sentinella non dorme: ha antenne pronte e sensibili, percepisce ogni singolo movimento, osserva l’orizzonte, scorge ciò che sta oltre, prevede i movimenti. Così fa anche colui che ama l’arte. In una sorta di attesa attiva, riesce a vivere il presente imparando dal passato e proiettandosi già nel domani.
Il titolo può anche essere letto come un invito: senti nella torre. Il verbo sentire non è stato mai più adatto come in questo caso. Si può infatti sentire con le orecchie. L’udito è un senso meno diretto della vista, ma l’arte contemporanea ha superato qualsiasi confine tra i cinque sensi ed oggi esistono capolavori che non devono essere solo visti, ma anche sentiti, odorati, toccati. Il sentire però va anche al di là della semplice circostanza fisica. Si sente con l’anima e con il cuore: sentire è quindi una dimensione emotiva, privata ed individuale, in quanto ognuno di noi segue delle personali intuizioni per avere coscienza del proprio vissuto interiore. Le sensazioni sono ciò che ne possiamo dedurre da questo percorso spirituale e fisico. L’arte comunica, muove mondi interiori, ci fa riflettere e ci fa sentire vivi. Questa l’ambizione del progetto in torre: una mostra d'arte lunga tutta un’estate, un fitto dialogo tra arte tradizionale e arte moderna, un incontro tra generazioni.

Elisa Spinello

martedì 10 aprile 2012

Benvenuti nel blog dedicato alla Torre Carrarese di Piove di Sacco (Padova)!