sentinellatorre
lunedì 21 gennaio 2013
sabato 29 settembre 2012
Uno sguardo d'insieme
L’arte esce dai canali consolidati (musei,
fiere) per riappropriarsi degli scheletri del passato. E in quest’ottica, fa
rivivere e unisce vecchio e nuovo.
In Italia esistono moltissimo spazi, programmi
e progetti innovativi, sparsi un po’ ovunque che si sono rivelati illuminanti e
sicuramente originali per il modo in cui promuovono esperienze di arte
contemporanea.
A Genova, a marzo 2007 prende vita e forma
Container Art, un’iniziativa di promozione artistica contemporanea all’interno
di un container e contenente opere di artisti nazionali e stranieri.
Questo format artistico si è spostato poi in
altre città d’Italia e del mondo (Milano, Roma, Torino, Varese, New York,
Bergamo, Venezia, Vancouver e altre) offrendosi come proposta artistica
posizionata negli spazi pubblici come giardini, piazze e vie delle città.
Con lo stesso spirito è stato promosso
MuseoLabirinto. Box Up Self Storage, basato sull’installazione di contenitori,
box, celle, in una specie di labirinto cittadino composto di immagini, che
proponeva un nuovo concetto di museo all’interno di una scatola.
La rivoluzione apportata da questi container
non riguarda solamente l’originalità del luogo di esposizione, ma la centralità
che acquista gratuitamente il visitatore o il semplice passante: egli viene
messo al centro dell’attenzione in un maniera del tutto involontaria,
inghiottito nel vulcano attivo del mondo dell’arte.
Nello stesso anno a Venezia (Cannaregio 96/F,
Fondamenta Priuli dei Cavalletti) alcuni giovani artisti (Mario Ciaramitaro,
Riccardo Giacconi, Giulia Marzin, Daniele Zoico) hanno messo a disposizione il
loro appartamento per creare una specie di casa-museo, spazio espositivo a metà
tra sala espositiva e ambiente domestico nel quale sentirsi come a casa.
La città di Milano ha offerto ai suoi
cittadini il Laboratorio creativo sullo Spazio Pubblico, un progetto chiamato
Milano Oltre (con lo scopo di riqualificare e riordinare aree inutilizzate e
ricreare una porzione vivibile nel caos quotidiano) e Art Around, immagini per
lo spazio pubblico, il quale ha impegnato otto giovani artisti nella
realizzazione di opere nella città, seminari e incontri sull’arte.
Firenze, dal canto suo, si è ringiovanita
recuperando una parte di una stazione della prima metà dell’Ottocento, Stazione
Leopolda, proponendola come centro di attività, di eventi e di spettacoli
culturali e ha riqualificato poi il complesso delle Murate, creando il SUC
(laboratorio della cultura contemporanea alle Murate) per incentivare il
dibattito sul contemporaneo.
Bologna ha rilanciato l’attività creativa nel
2010 grazie a Incredibol con lo scopo di attivare delle relazioni tra
territorio e creatività e di recente ha organizzato l’evento Open Studios (9
ottobre 2011) grazie al quale, in determinati orari, si potevano visitare gli
atelier di oltre sessanta artisti bolognesi contemporanei.
Torino, città per eccellenza per lo stimolo
restituito alla collettività nel settore del contemporaneo ha sempre a
disposizione numerosi assi nella manica. Artissima Lido è un evento clou in
quest’ottica.
Dal 2011 ha preso vita anche The Others una
vetrina aperta sull’osservazione e sulla scoperta di giovani talenti, di
gallerie e spazi alternativi dedicati alle ricerche espressive sul
contemporaneo e lontani dai circuiti istituzionali.
In questo corollario di esperienze, meritano
un’attenzione particolare alcune sollecitazioni artistiche diverse.
I Park Art ne è un esempio: si occupa
temporaneamente una parte di un parcheggio pubblico e si
"parcheggiano" delle opere d’arte.
Il gesto di impadronirsi di un luogo destinato
ad altro (alcuni metri di asfalto per le auto in sosta) dimostra come l’arte
possa uscire e stabilirsi ovunque, senza aver bisogno di bianche pareti.
Altro caso. A Viterbo è stato organizzato il
workshop La Ville Ouverte (in collaborazione con la Biennale dei giovani
artisti d’Europa e del Mediterraneo, BJCEM e il MACRO, Museo d'Arte
Contemporanea di Roma), durante il quale alcuni esperti del settore artistico
sono stati comodamente seduti su poltrone stanziate in mezzo ad un ambiente
pubblico (una piazza, una via, un giardino) e si sono confrontati tra loro con
discussioni relativi al rapporto tra spazio-arte-pubblico. Chiunque si trovasse
a passare casualmente da quelle parti, aveva l’opportunità di diventare
protagonista della discussione partecipando attivamente.
Irene Brunello
Irene Brunello
martedì 25 settembre 2012
Alba verso Zenit Maggio 2013
mercoledì 29 agosto 2012
LA TORRE CARRARESE
Alba vs Zenit è la
mostra-evento che si terrà all’interno della Torre carrarese (ma non solo!).
La torre, simbolo della comunità piovese, ha una lunga ed intensa storia… tutta da scoprire!
La torre, simbolo della comunità piovese, ha una lunga ed intensa storia… tutta da scoprire!
La fortificazione di Piove di
Sacco ebbe inizio per opera del Vescovo, Conte di Piove di Sacco, Gauslino
nella seconda metà del X secolo. Il sistema difensivo ideato sfruttava a
ricchezza d’acqua della zona: era costituito da un doppio vallo solcato dalle
acque del Fiumicello e probabilmente arricchito da torresini. La struttura
venne edificata intorno al 964 per fronteggiare i pericolosi attacchi degli
Ungari: Gauslino ottenne infatti di poter costruire “castelli con torri e
difese in qualsiasi parte”, spostando l’attenzione da Corte all’attuale centro
di Piove che probabilmente conservava ancora evidenti tracce del sistema
difensivo romano. La cinta fu rinforzata da Ansedisio, vicario imperiale e
podestà di Padova dal 1250 al 1256, ma l’intervento più rilevante fu quello
effettuato da Francesco da Carrara che rese più profonde le fosse e più alti i
terrapieni e fece costruire le quattro torri (due delle quali nel 1359, le
altre poco più tardi).
Tre furono poste a triangolo a
difesa delle porte d’accesso alla città: la
Torre Rossi fiancheggiava la porta Santa Giustina verso Pontelongo, la Torre Panico la porta San Nicolò
verso Venezia e la Torre Carrarese
la porta San Martino verso Padova (situata dove si trova oggi la stazione degli
autobus), la quarta fungeva invece da mastio in quanto situata quasi nel centro
del quadrilatero (ora il centro della piazza) del Castello carrarese. Di tutto
questo complesso difensivo rimane oggi solo qualche traccia del doppio vallo
peraltro ridotto a fossato. Le torri sono state demolite – per prima la Torre
Rossi – a partire dal 1820 per recuperare materiale per la costruzione del
Palazzo Jappelli, sede municipale (in realtà la maggior parte dei resti fu
utilizzato per la pavimentazione delle strade a seguito di una disastrosa
inondazione). Seguì poi la distruzione della Torre Panico ed infine nel 1890
venne abbattuta anche la Torre carrarese che cedette così il suo nome a
quest’unica superstite.
Il torrione è in mattoni e poggia
su un alto zoccolo di pietra, è tozzo, a larga pianta quadrata e termina con la
cella campanaria raggiungendo un’altezza complessiva di 31 metri. Scarseggiano
sia aperture sia orpelli decorativi: questa peculiarità rimarca il suo aspetto
severo tipico delle costruzioni difensive. È presente solo una serie di
arcatelle cieche trilobate, interrotta dalla sporgenza delle lesene. Tre
bassorilievi in pietra, solo vagamente riconoscibili, sono sul lato rivolto
verso piazza Incoronata alla base del castelletto di campane: rappresentano San
Martino che dona il mantello al povero (stemma della Comunità Piovese), il
Leone di San Marco (noto simbolo della Serenissima che dominò queste terre dal
1405 al 1797) ed uno scudo attraversato in diagonale da una sega con rami e
bacche d’alloro, sormontato dal corno ducale (arma di Tagliapietra, podestà di
Piove dal 1513).
Una curiosità di questa torre è
la cella campanaria: alta 6 metri, si posa sulla copertura occupandone un
quarto della superficie. È stata costruita intorno all’anno 1415 dalla
Serenissima con l’intento di trasformare il mastio, che aveva ormai perso la
sua funzione difensiva, in un campanile per la chiesa parrocchiale di San
Martino.
L’orologio doveva essere
giornalmente regolato in riferimento alla meridiana che, ora appena
identificabile, si trova alla base del castelletto campanario. A seguito dei
continui disagi, si decise, nel 1906, di cambiare il meccanismo e nel 1907 si
procedette al rinnovo che comportò un restauro delle murature e della
decorazione del quadrante. Questo ingranaggio sebbene sia tuttora conservato e
funzionante è stato affiancato, nel 1987-88, da congegni elettrici che
garantiscono il regolare funzionamento. Sopra l’orologio si trovano altri tre
stemmi. I primi due hanno come soggetto ancora il Santo Patrono a cavallo ed il
leone veneziano, mentre il terzo è costituito da tre melagrane, originariamente
simbolo di Michele Battaglia (patrizio veneziano a capo della podestaria
piovese dal 1546) e in seguito assunto dai Francesi come emblema della città,
allusione alla fertilità della terra. Infine scendendo con lo sguardo verso il
basso sono collocati due bassorilievi con San Martino ed il leone alato, stemma
della Serenissima.
L’accesso alla torre avviene
dalla Piazzetta dei Penitenti attraverso una porticina trilobata in stile
tardogotico. Per raggiungere la sommità della torre si devono salite 98 gradini.
In epoca più recente, alla torre furono addossate due casette, la prima fu
adibita a fiaschetteria e fu demolita nel 1966, la seconda è invece utilizzata
tutt’oggi come punto di ristoro.
Sebbene soggetta a svariate
funzioni dettate da esigenze particolari (fortezza difensiva, campanile,
acquedotto, rifugio durante i bombardamenti) la torre rimane nei secolo
l’emblema della Comunità piovese ed a questo edificio sono legati i ricordi di
varie fasi storiche del paese.
Elisa Spinello
Tratto da Guariento e
Piove di Sacco. Tracce e immagini, A&P Editrice, 2011
mercoledì 25 luglio 2012
L'artista
Elena
Cecchinato, giovane piovese trapiantata in Inghilterra, nasce a Venezia nel
1974. È un’artista poliedrica che
mette in luce sia la sua identità locale sia la consapevolezza di appartenere
ad un contesto multietnico e di respiro internazionale. Dopo aver conseguito un
master in Storia dell’Arte Africana e Orientale alla School of Oriental and
African Studies a Londra, intraprende un percorso di studi anche sulla pittura
cinese e Coreana alla Koryo University a Seul.
Elena
ha alle spalle numerosi successi che si sono stratificati negli anni in varie
situazioni. Diverse tecniche utilizzate, diversi materiali e differenti temi,
che vanno dalla creazione, al divenire, alla condizione dell’essere umano nel
cosmo.
Da
anni vive tra Venezia e Londra, realizzando installazioni scultoree, creazioni
sonore, strutture di ceramica, dipinti, pavimentazioni, fotografie da cui
trapelano urgenze e sentimenti interiori. Il tutto è caratterizzato da forme e
grafia, un incontro tra parola e disegno dove il confine diventa labile e tutto
è mezzo di comunicazione. Un linguaggio
che si fa codice per rendere visibile ciò che in realtà non lo è.
Con
la futura mostra “Alba verso Zenit”, in programma a Piove di Sacco dall’11
maggio al 18 agosto 2013, le idee alla base di questi lavori saranno sviscerate
per scoprire fino a dove le radici affondano nel territorio padovano. Sarà
un’esposizione in cui le sue opere più significative
potranno essere messe a confronto con altre opere famose, di carattere
profano o religioso, di altre menti del passato che nel suo territorio hanno
vissuto o sono transitate. Il risultato? Un parallelismo interessante quanto
vertiginoso, uno sguardo al passato e uno al presente, per capire meglio qual è
la direzione che l’arte sta prendendo verso il futuro. Per comprendere come nel contemporaneo solo l’apparenza è
complicata, ma la sostanza è reiterazione e rielaborazione di sentimenti
imperituri, che già in secoli successivi erano emersi, seppur in altre
forme.
Elisa Spinello
mercoledì 9 maggio 2012
Sentinellatorre: una serie di lettere con duplice lettura. L’interpretazione
viene lasciata al lettore e comporta in ogni caso una spiegazione della mission di questo nuovo progetto.
Il contenitore è la torre
carrarese di Piove di Sacco: all’interno (ma, infrangendo le regole della
tridimensionalità, anche all’esterno) avrà luogo un mostra d’arte che durerà
tutta l’estate del 2013. Un progetto esclusivo nato dall’iniziativa
dell’artista Elena Cecchinato che si
confronterà con una rassegna di opere tradizionali, appartenenti al passato, per
poter comprendere la direzione dell’arte nel XXI secolo, in equilibrio tra
reiterazione e sperimentazione. Un abbraccio largo quanto tutta la storia
dell’arte. Ad accompagnare questa mostra, in equilibrio tra contemporaneo e
passato, tantissimi eventi, conferenze, dibattiti, workshop, iniziative, performances.
Senti nella torre….o
sentinella torre?
Storicamente il mastio era presidiato da sentinelle. Ecco che il
titolo racchiude un richiamo storico e, al tempo stesso, una metafora. La
sentinella, per antonomasia, è persona vigile, che sta all’erta e che non
abbassa mai la guardia. Questo lo scopo del progetto: sviluppare ricettori per
stimoli artistici, dar vita a fucine di creatività, attivare laboratori
interdisciplinari. L’arte al centro dell’attenzione, in tutta la sua
multi-dimensionalità di forme espressive: disegno, letteratura, danza, teatro,
musica, video, design, architettura.
La sentinella non dorme: ha antenne pronte e sensibili, percepisce
ogni singolo movimento, osserva l’orizzonte, scorge ciò che sta oltre, prevede
i movimenti. Così fa anche colui che ama l’arte. In una sorta di attesa attiva,
riesce a vivere il presente imparando dal passato e proiettandosi già nel
domani.
Il titolo può anche essere letto come un invito: senti nella
torre. Il verbo sentire non è stato mai più adatto come in questo caso. Si può infatti
sentire con le orecchie. L’udito è un senso meno diretto della vista, ma l’arte
contemporanea ha superato qualsiasi confine tra i cinque sensi ed oggi esistono
capolavori che non devono essere solo visti, ma anche sentiti, odorati,
toccati. Il sentire però va anche al di là della semplice circostanza fisica.
Si sente con l’anima e con il cuore: sentire è quindi una dimensione emotiva,
privata ed individuale, in quanto ognuno di noi segue delle personali
intuizioni per avere coscienza del proprio vissuto interiore. Le sensazioni
sono ciò che ne possiamo dedurre da questo percorso spirituale e fisico. L’arte
comunica, muove mondi interiori, ci fa riflettere e ci fa sentire vivi. Questa
l’ambizione del progetto in torre: una mostra d'arte lunga tutta un’estate, un
fitto dialogo tra arte tradizionale e arte moderna, un incontro tra
generazioni.
Elisa
Spinello
venerdì 13 aprile 2012
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